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Nella ultime pagine del libro "Il diavolo meridiano" pubblicato nel 1964, il Calì fa la pubblicità al suo prossimo lavoro: "Leggendario dell'Etna". Per maggiormente pubblicizzarlo pubblica uno dei racconti sul quindicinale "La Tecnica della Scuola", racconto che suscita aspre critiche.
SANTO CALÌ
LEGGENDARIO DELL’ETNA
Il testamento di Don Paolo Califano
Ci ha sorpreso e disgustato vedere nel n. 11 del quindicinale « La Tecnica della Scuola» edito nella nostra Città uno scostumato tratto di « lettura » sotto la rubrica «Leggendario dell'Etna», il cui contenuto ha piuttosto pretesa novellistica — e della più bassa lega — anzicchè i caratteri di appartenenza al « Leggendario » esulante com'è le mille miglia dalla «leggenda » vera, che può, cioè, avere una sua validità in campo letterario e quindi anche in campo pedagogico.
Amareggiati ci sentiamo come civili, più che offesi come cattolici di fronte a un tale « pezzo » di esibizionismo rivoltante in materia letteraria, che, per poterlo classificare come si conviene, bisogna ricorrere alla patologia, non sapendo bene, però, se riscontrare il male più grave in chi offre l'ospitalità o in chi ne abusa sfrontatamente.
Ora ne « II testamento di Don Paolo Califano » (questo è il titolo), c'è il male, e ce n'è tanto, tutto il male che può albergarsi in colui che sta fra l'infatuato e il pervertito, l'introverso e la canaglia, per cui il personaggio lubrico che va in iscena è una scusa, un motivo, uno strumento, abilmente manovrato per sfogare un malfrenato settarismo, un rancore inconfessabile contro i Preti e la pratica della vita religiosa, per sfoggiare un velleitario stile — che stile! — fatto di maleparole, frasi di volgare dialettalità, filastrocche indecorose e irriverenti, di ingiurie crasse e triviali, di suggestioni invereconde.
Cade sotto la penna istintivamente una domanda dì buon senso: Che merito ha una « lettura » di tal genere di entrare nell'ordine della pubblica stampa?... Eppure vi è entrata senza alcun rispetto. E quello che più rammarica è che vi sia entrata non per una qualsiasi pubblicazione d'appendice, ma attraverso una Rivista, che si presenta in veste didattica e si annuncia come « Rassegna quindicinale per la scuola d'obbligo ». Sarebbe opportuno che le Autorità responsabili abbiano ad esaminare il caso, oltre che nell'aspetto della buona educazione, anche in linea amministrativa e disciplinare.
Una novella di questo genere, intollerabile su ogni genere di stampati, è, infatti, addirittura assurda, oltre che perfida e — staremmo per dire — sacrilega, su una Rivista che si colora di pedagogia, didattica ed educazione.
L'Avvenire di Sicilia, Catania, 11 aprile 1964 (senza firma)
.: la notti longa
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