1969
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CONTESTAZIONE
01. Contestazione
Ma è proprio borghese la poetica di un giovane che a vent'anni lacera sipari di malinconia sulla scena devastata della sua anima per scoprirvi pozzi di dolore inviolato, criniere ondulanti di cavalli arsi d'acqua salata, conchiglie vereconde di voci in acquali di luna e la presenza amichevole della morte avvertita nel trasalimento del fiore magro che si stacca dal mandorlo intenerito di verde?
Vincenzo Spadaro vi direbbe senz'altro di sì.
Epperò contesta.
Contesta le virgole e i punti della sua cronaca amorosa, la grammatica e la sintassi delle memorie perdute, la « consecutio temporum » delle sue vicissitudini ancora fresche di bucato, sciorinate al sole di un marzo bambino, indecifrabile di segni nello sfrangiarsi di una nuvola oziosa.
Contesta se stesso e la sua poesia; compiacente al gioco; ironico e smaliziato, svagato e ammiccante, sino a risolvere in balbuzie singhiozzata di sassofono la calda loquacità di una pagina di jazz.
La derivazione da Prévert è un pretesto ovvio, più sincero di quanto non possa essere per altri un conato puramente imitativo di suoni e di immagini; Emanuela e Befi sedimentano i loro nomi in limpidezza d'aria, appena trascolorata nel fumo di una sigaretta accesa da mano femminile ; e Jacques rimane uno di quei tanti miti normativi che servono a frenare la facilità... (continua)
.: la notti longa
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