FRATE ATTILIO
Il saio di Francesco riscalda anche il cuore dell'ateo.
La bestemmia non può trafiggere l'umiltà, non può insultare la speranza, non può odiare la carità.
Francesco nacque prima di Cristo, in Cristo rinacque.
Rinasce ogni giorno in chi si chiama « fratello ». Nella fraternità incondizionata si cela l'estremo mistero della conservazione divina.
Frate Attilio ti guarda con la pupilla mitescente di colomba randagia e ti ferisce con la preghiera delle sue poesie che sono « rosario di misteri »: misteri sepolti nei tempi, viventi nel soie:
« L'uomo s'agita da mane a sera per un tozzo di pane ».
« La logica umana arroventa la nostra esistenza per ombra di futile ebbrezza ».
« Eppure io credo che la Vergine Maria ha vestito di carne l'altissimo Verbo ».
« Ma non sorgerà pace senza il candido messaggio delle colombe ».
Misteri che sommessamente gridano un'angoscia irrorata dalla vampa di una landa di papaveri morsi dal gelo. Un gelo che punge con l'alba e non tramonta con le stelle. Il gelo che nessun manto discioglie se non il saio di Francesco.
Vestitevi di quel saio, bizzarri poeti della rarefazione sensibile, e vedrete che un filo d'erba può sottrarvi al gelo. Un solo filo d'erba più che una foresta di frondi. Una sola parola asciutta come un ago di pino. Che può ricamare un firmamento di letizia sulle spoglie di una devastata consuetudine.
Questo scrive Frate Attilio cantando la gloria di Maria e il dolore di Cristo.
E chi lo ascolta, leggendolo, anche se continua a bestemmiare le ombre di questa eterna notte, sente il soffio caldo del sole che filtra fra la ragnatela dei giorni. E annuncia incendio di purificazione. [Vincenzo Di Maria]
.: la nottilonga
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