VINCENZO SPADARO
Vincenzo Spadaro. Poco più che un ragazzo. Semplicemente un ragazzo per la sua ragazza. Come ne prosperano molti, o pochi, in uno dei tanti ipotetici paesi etnei, che il vulcano distrugge e lo uomo, più testardo dello stesso vulcano, ricostruisce.
A vent'anni si fa presto a buttare su un foglio di carta bianca quattro versi di disperazione, di odio, d'amore; a chiacchierare, al caffè o alla villa, di donne in bikini o del tutto nude, di complessi musicali e di spiders rombanti; a dissertare di rotture con la tradizione e a formulare alchimie per un avvenire di giustizia, a disputare di lavoro sfruttato e di partite di calcio, di programmazioni economiche e di reazionari in agguato, di preti concubini e di allucinogeni beatificanti, d'invertiti in minigonna e di balletti rosa. Si fa presto a buttarsi nella furibonda mischia tra cristiani e musulmani, salvo poi a ritirarsi, ignominiosamente e con le ossa fratturate, ai margini dell'arengo, magari per ritornare ancora una volta a discutere con la testa e con i piedi, a farneticare e a sillogizzare, a persistere in una condizione di impertubabile ignoranza o a prevaricare i limiti di una saggia prudenza... (continua)
.: la nottilonga
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