1972
|
LA SCERRA DI LI NUMI
DI MICIO TEMPIO
1. Prefazione - 2. La scerra di li numi
La cronologia delle opere di Domenico Tempio, pur nell'intenso fervore delle ricerche e dei consensi che lievitano tutt’intorno alla sua varia e inesplorata produzione, difetta di dati sicuri, di indicazioni più o meno approssimative, persino di congetture. Sicché è ancora impossibile, o quasi, seguire da vicino il processo evolutivo della poetica e della poesia dell'autore più discusso e più bistrattato di un'epoca dalle molteplici implicazioni filosofiche, economiche, sociali, religiose, diplomatiche che lega e ad un tempo contrappone il nuovo all'«ancien regime». Il dramma dell'era rivoluzionaria e imperialistica dei Napoleoni è un pò quello di tutta la cultura europea, e quindi anche italiana; del Parini e del Monti, del Foscolo e del Manzoni e qui, in Sicilia, del Meli e del Tempio. Nella Catania fermentata di idee innovatrici ed eversive di una tradizione inerte e sterile di valori positivi e duraturi, il cantore della «Carestia» "soffre", sotto la spinta delle sue inclinazioni biologiche, della sua fame di pane e della sua sete di vino, il fasto vaccariniano della Piazza. Stesicorea e il sordido squallore della fangosa Civita, la reazione violenta e la rassegnazione supina al sistema, la pagina serena dei classici e quella sconvolgente di un Voltaire o di un Rousseau. Odora a piene narici il soffio della tramontana in quello stesso istante in cui l'occhio indugia nella contemplazione di uno straccio di nuvola che non si decide ancora a sgomberare dalla plaga azzura del cielo. Nelle sue quotidiane peregrinazioni per le strade e per i vicoli della città, giunto con il cuore in gola sulla soglia della casa magnatizia, esita se picchiare al portone con la rabbia di chi si è visto defraudato dei suoi elementari... (continua)
.: la notti longa
:. |