vol. 1 - 1970
|
GIUSTIZIA PER DOMENICO TEMPIO
DI PROFESSIONE: POETA
01. Domenico Tempio e la poesia del piacere vol. 1
II rascard che ci ospita è una costruzione lignea del seicento, solidissima, rotta alle canicole e alle tempeste; soprattutto odorosa di foraggio e di concio bovino. La sollevano da terra, agli angoli, quattro funghi di granito grigiastro, — quattro «pezzi» davvero «paritetici e maiuscoli», avrebbe esclamato il nostro Don Micio, — a preservarla dall'assalto dei topi. Il rascard, in questa tenerissima Valle d'Ayaz, risulta notificato dalla sovrintendenza ai monumenti e alle belle arti, fa parte integrante del fiabesco paesaggio; nella nostra bene amata Sicilia la dissennata ingordigia degli speculatori, — e ve ne prosperano d'ogni « merca e pelatura », — ha distrutto chiese e case, ha profanato chiostri rinascimentali e cimiteri musulmani, ha demolito selvaggiamente la tomba di Domenico Tempio, le estreme misere reliquie del più grande poeta siciliano di ogni epoca sono finite a marcire, complice l'irriverenza clericale, nella fossa comune.
La « villa » che abitiamo non è certo quella al Borgo del Bonajuto, — anch'essa ignobilmente distrutta, — ma la dimora estiva di Madame Bettilàz Courmòz; un rifugio di pace più che sereno ; più suggestivo, più semplice, meno pretenzioso della «casina cinese» del patrizio in papalina e veste talare.
Il grido repentino dell'aereo falco, o lo strepito della remota cascata, o il muggito dolce del vitello sazio di trifoglio sono gli unici e possibili rumori della valle che ad agosto è tutta un « deliquio » di verdi radure e di acque spumeggiamo, inondata di luci diafane, lievitata di batuffoli impalpabili di nebbia, gelosa sempre di ancestrali memorie.
Laggiù, ai piedi dell'intatto Chàteau de Verrès, l'Evangon precipita tra forre paurose e sbavando rabbiosamente risciacqua panni sporchi di sangue umano, gettativi, ai primi chiarori dell'alba, dai devoti maggiordomi dei Marchesi di Monferrato e dei Visconti di Challant e di Nabian. Qui il jus cunnatici o cazzagli veniva inappuntabilmente goduto dai signori della terra e dai pietosi vescovi che li assistevano nello spirituale e più ancora nel temporale... (continua)
.: la notti longa
:. |