1968
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CANTI SICILIANI
1. Introduzione - 2. Repitu d'amuri pi la Sicilia - 3. La notti Longa - 4. Jajita Azzola scuma leggia d'aria - 5. Oh, Turri Russa comu ti pirdisti - 6. Mi chiamasturu albiru di paci - 7. Notizia
Dinnanzi alla poesia dialettale di Santo Calì vengono naturalmente alla mente certe tramontate intenzioni estetiche del primo Pasolini che, dichiarate sulle pagine di « Officina » e corroborate poi da un volume di persuasivi versi in dialetto friulano, parvero provocatorie e che ricercavano nel dialetto il modo di rompere la fissità petrarchesca della lingua della borghesia nazionale (il che voleva dire anche la tradizione ermetica) attraverso un recupero del mondo popolare, dei suoi livelli di cultura e delle sue aspirazioni.
Di fatto la poesia del Calì non si riallaccia a nessuna tradizione letteraria entro l'area del dialetto: din-nanzi ad essa la tradizione pastorale dell'Abate Meli e persino il malizioso impressionismo veristico di un Martoglio (per citare solo due esempi estremi) appaiono rincacciati in un'aura arcadica, confinati nella loro piccola sfera borghese, e la schiera dei verseggiatori popolari che, puntando sul valore evocativo della realistica ed incisiva parola dialettale, si sbizzarrisce nelle trovate dell'arguzia, nella pronuncia furbesca o ironica o in quella ingenuamente patetica del sentimento istintivo, o che si autoillude in un descrittivismo di maniera, diventa esangue e senza vita, rientra puntualmente nell'anonimato... (continua)
.: la notti longa
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