DICEMBRE 1972
DICEMBRE 1972
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LA NOTTI LONGA
01. LA NOTTI LONGA - Vol. Primo - CANTI SICILIANI
02. LA NOTTI LONGA - Vol. Secondo - LA PACI
In effetti in questa raccolta complessiva Calì ci offre ben più della possibilità di una verifica, persino nel linguaggio.
Se La notti longa o Frati Gilormu, Jajta Azzola o Josephine, per citare solo i momenti più significativi, rappresentano quasi le tappe e i tempi di una sorta di discesa ad inferos in una ricognizione totale delle proprie radici esistenziali distese nelle intricate trame della storicità, sicché le strutture emblematiche del linguaggio si condensano, congenialmente alle figurazioni che esprimevano, in formazioni epico-liriche caratterizzate dalla profondità più che dall'estensione, quasi conscie della loro qualità dissacrante e della loro carica vitale, fortemente sincretiche, anzi pregiudizialmente disanalitiche, la nuova poesia del Cali ci presenta in una coscienza critico-letteraria più evoluta momenti di una conversione interiore, di un trapasso ad una interiorità riflessiva che mentre cerca più late aperture ideologiche e parentele letterarie più dichiarate e più attuali frantuma quella sua primitiva monoliticità in una disgregazione linguistica e coscienziale esasperatamente analitica, delirante, allucinatoria ed espiatrice fino a guadagnarsi un introito ad purgatorium dove la parola dopo essere stata segno della rivolta ideale segna l'inizio di un riscatto, un uscir «dalla profonda notte» per dirla con frase dantesca per riafferrare il cielo e magari sciogliersi nel rassegnato lentissimo giro monodico del salmo o della litania.
Mi riferisco alle due « giornate » delle supposte emersioni linguistico-liberatorie di un'Agata Azzurra assolutamente « nuova », rifusa al miracolo dell'espressione dopo il passaggio attraverso la devastazione della fiamma che arde e non consuma.
Che Cali sia ideologicamente consapevole di questo trapasso non è da cercarsi solo nelle motivazioni ideologi che del « lavoro a scambio », della poesia come lavoro comunitario, come reciproco scambiarsi insieme forme e contenuti, un cercare insieme per sé e per gli altri, perché la poesia non sia contemplazione, ma si faccia e rifaccia continuamente azione sempre... [L.R. Patanè](continua)
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